I Mondiali del 1978 svoltisi in Argentina furono caratterizzati da un brutto ambiente político. Dal 1976, infatti, il governo era formato da un Regime Militare che combatteva con la repressione física i propri oppositori, in lugubri strutture segrete e mediante torture. Vi ricorderete di sicuro della storia dei desaparecidos.

Il governo del dopo Peron (vecchio presidente) non dava molta importanza alla manifestazione iridata, visto che il generale Jorge Videla non era appassionato di calcio. Grazie all’ammiraglio Emilio Massera, si riconobbe il forte e positivo impatto mediatico e propagandista a favore del Governo Militare che un mondiale organizzato all’insegna della qualità avrebbe potuto dare a livello mondiale.

Nello stesso 1976 venne costituito l’EAM78 (Ente Autarquico Mundial ’78), che godeva di fondi pressochè infiniti, visto che appunto la rassegna era stata considerata di primario interesse nazionale. I costi salirono quindi fino a 500 milioni di dollari; quattro anni dopo la Spagna ne spese un quarto per organizzare il mitico mondiale vinto dall’Italia.

Attorno a questo Mondiale, si susseguirono fatti a dir poco strani. Prima del 1976, a causa dei continui cambi al fronte del Governo Argentino, era stata messa in dubbio addirittura la designazione dello stato sudamericano. In seguito alla liberazione da parte della Giunta Militare di due giovani ribelli brasiliani (figli di politici “pesanti”), l'allora presidente della FIFA, il brasiliano Havelange, chiuse un occhio rispetto a questo punto. 

Jorge Videla

 

I media argentini, chiaramente controllati direttamente da Videla, lasciavano trasparire all’esterno un’immagine di ordine, efficenza e pulizia sia dello stato argentino sia del propio Comitato Organizzatore. Un vero e propio modelo da seguire, quell’Argentina…. Nonostante ciò qualcosa filtrava e in Europa si formarono i primi movimenti contro la disputa di quel Mondiale in Argentina: il Comité pour l'Organisation para le Boycott de l'Argentine de la Coupe du Monde in Francia, lo SKAN in Olanda, attivissimi anche in Svezia dopo la scomparsa di una adolescente svedese nei territorio argentini.

Questi movimenti non ebbero il successo sperato, grazie al grande programa di comunicazione messo in piedi dall’EAM, attraverso la società di comunicazione americana Burson Marsteller che dipinse i contestatori come “antiargentini”. Inoltre, i media appoggiarono completamente la oranizzazione, grazie anche all’aiuto e ai messaggi di riconosciuti personaggi dello sport.

Il giornalismo internazionale non prestò molta attenzione a questi fatti, concentrandosi sugli avvenimenti prettamente sportivi. Gli stessi giocatori accettarono di partecipare senza nessun problema, scordandosi di ideali ben più importanti e interpretando lo sport come assolutamente estraneo a fattori politici e sociali. È vero che ci sono stati giocatori che, come Johan Cruijff non andarono a quel Mondiale, ma per altri motivi: nel caso dell’olandese, più stanchezza física e mentale.

Addirittura, i maltrattamenti e le torture dei prigionieri continuarono anche durante il Mondiale. Si narra che uno dei più importanti centri di detenzione fosse ubicato a pochi metri dallo stadio Monumental di Buenos Aires, e che i soldati interromperessero il loro “lavoro” per godersi le partite dell’Argentina a pochi passi. I desaparecidos potevano sentire le urla di gioia dei loro torturatori in questi attimi di “pace” per loro. 

Desaparecidos argentini

 

Anche gli stessi Montoneros, il movimiento armato più convinto contro la Giunta Militare, ebbero un comportamento un po’ ambiguo. Appoggiarono sì lo svolgimento della manifestazione, in quanto si riteneva che era questa la volontà popolare, però allo stesso tempo non cessarono le attività di protesta violenta. Gli attentati furono lontani dagli stadi, tifosi e turisti, e colpirono solo comandi, scuole militari e strutture governative. 

Montoneros

 

Questi attacchi furono alla fine molto tenui e non destarono le attenzioni mediatiche desiderate. Da qui i sospetti. Si vocifera di accordi tra l’ammiraglio Massera e Mario Firmenich, il líder dei Montaneros; si parla anche di ingenti somme ricevute da quest’ultimo per limitare appunto gli attacchi. Addirittura, destò molto scalpore e sospetti la morte di Elena Holmberg, una diplimatica argentina che avrebbe scoperto l’esistenza di questo accordo tra Massera e Firmenich.

Una storia brutta, sporca, ambigua e intricata, che si sviluppò in maniera sotterranea, tra i fasti e le grandi giocate di Maradona.