Pochi Paesi possono vantare la tradizione calcistica dell’Uruguay. Dalle Olimpiadi del 1924 di Parigi fino ai giorni nostri, la Celeste ha lasciato una scia di grinta, attaccamento alla maglia e vittorie come poche altre Nazionali. L’orgoglio dei suoi tifosi emoziona anche al di là dei suoi confini, coinvolgendo tutti gli appassionati di calcio.

Quando il Campionato Olimpico di Calcio era organizzato dalla FIFA e non si era ancora disputato nessun Mondiale, l’Uruguay vinse ben due medaglie d’oro, nel 1924 in quel di Parigi e nel 1928 ad Amsterdam.  A questi due successi, bisogna aggiungere due Mondiali: quello del 1930 giocato in casa e soprattutto quello del 1950 in Brasile, grazie all’indimenticabile Maracanazo; quel giorno Schiaffino e Ghiggia scolpirono i loro nomi in oro nella storia del calcio uruguayano.

Quindici volte Campione d’America, (l’ultima delle quali meno di due anni fa in Argentina), la storica maglietta celeste (disponibile su Retrofootball) e una lista interminabile di tecnici, giocatori e aneddoti che hanno fatto e faranno il giro del mondo.  L’Uruguay ha esportato numerosi giocatori in tutti i maggiori Paesi calcistici e, anche se non stanno vivendo attualmente il loro miglior momento, la Nazionale e il Peñarol fanno parte della storia del calcio.

Un ciclo glorioso

L’attuale Nazionale Uruguayana ha appena messo fine a un grande ciclo culminato con il quarto posto della Confederations Cup del mese scorso. Un periodo cominciato con quello spareggio mondiale contro la Costa Rica nel noviembre 2009 e che si cercherà di prolungare fino al prossimo Mondiale in Brasile, anche se la qualificazione non è per nulla certa e ci sarà da soffrire. Al giorno d’oggi, grazie al gol di Cavani contro il Venezuela, l’Uruguay è quinto nel girone della CONMEBOL e ad oggi giocherebbe un altro spareggio.

Il ritorno del Professore

Tabarez tornò ad essere CT della Nazionale nel 2006. L’Uruguay non si era riuscito a qualificare per il Mondiale tedesco, sempre per colpa di uno spareggio, contro l’Australia di Jorge Fossati.

Fu quindi richiamato l’ex allenatore del Milan, che aveva già condotto la Selección nella Coppa America 89 e nel Mondiale del 90.

I ragazzi di Tabarez giocarono una buona Coppa America nel 2007, con un quarto posto raggiunto soltanto per colpa della sconfitta in semifinale contro il Brasile, ai rigori.

Poi, un gol del Loco Abreu fece esplodere il Centenario di Montevideo il 18 novembre del 2009. E nonostante il pareggio di Centeno per la Cista Rica, il gol di Lugano nel match d’andata valse il pass al Mondiale dopo 6 anni e con una carica enorme.

Una forma di giocare ben definita.

In questo perdiodo la nazionale aveva caratteristiche ben precise. Una squadra estremamnete combattente e grintosa (geni di natura nel DNA uruguayano), solida in difesa e con un attacco concreto ed estremamente pungente.

I difetti li troviamo ancora oggi in mezzo al campo; alla squadra manca un creatore di gioco, qualcuno che dia le giuste geometrie. Questa mancanza si è notata in momenti chiave delle varie competizioni durante gli ultimi anni.

Quarti nel Mondiale 2010 e vittoriosi nella Coppa America 2011 (vincendo in casa del rivale per eccellenza, l’Argentina) e ancora quarti in questa Confederations. Se si riesce a qualificare per il prossimo Mondiale, sarebbe la ciliegina sulla torta di una straordinaria generazione sotto la guida di Tabarez.

Vi lasciamo gli highlights di Ghana-Uruguay (Mondiale 2010), una delle partite più vibranti ed emozionanti di tutta la competizione.

 

L’Uruguay di oggi

Muslera (ex Lazio) è un portiere che fa discutere, soprattutto nelle uscite alte; nonostante questo ha guadagnato peso e ha scalato le gerarchie della squadra, grazie anche alla carica che trsmette ai compagni.

Tabarez poi non schiera mai la stessa línea defensiva: a volte gioca a 4 e a volte a 3 con due esterni difensivi, offrendo una valida laternativa soprattutto nei momento di sofferenza della squadra. Lugano continua a essere il leader della difesa, anche se ormai sta sentendo il peso dell’età; non hai mai brillato per la sua rapidità, adesso ancora meno, ma continua ad essere un centrale affidabile ed intoccabile per Tabarez.

Il Mono Pereira garantisce profondità sulla fascia destra, sia con la difesa a quattro sia quando deve coprire tutta la fascia; crea pericolo in zona offensiva ed è aggressivo in fase difensiva; trattasi di un terzino veramente completo.  Nell’ultima Coppa America, la soluzione era stata inserire  lo juventino Caceres (che fece abbondantemente il suo dovere) sulla fascia sinistra. Quando gioca con la difesa a tre, invece, Tabarez opta per Palito Pereira, anche se attualmente è lontano dal miglior stato di forma.  

Le caratteristiche del centrocampo della suadra sono forza e spirito di sacrificio. Giocatori come il Ruso Pérez (Bologna) e l’interista Gargano lavorano duro, e in più un’altra possibile variante che si ha usato nell’ultima Confedreations Cup è giocare con un regista (Arevalo Rios, che ha disputato un Mondiale e una Coppa America straordinari) e affiancarlo con due cursori, lo stesso Gargano e il Cebolla Rodríguez (Atletico Madrid).

Forlan, una decisione difficile

Come collegamento tra centrocampo e attacco ci sono varie alternative, e da qui sono cominciati i problemi. Diego Forlan è un calciatore straordinario con un grande curriculum in nazionale. Nell’ultima Coppa America ha sopperito alle difficoltà di creare gioco a centrocampo: con ottime geometrie in coppia con Arevalo Rios, ha mantenuto la squadra compatta, creativa e omogenea nella connessione tra i reparti. Però questo è un lavoro che porta a uno sforzo físico impresionante, che ormai Forlan non può più sopportare.

La squadra si rompe in due, come si è visto nella Confederations, con il collettivo che non supportava adeguatamente la coppia di top players, Cavani e Suarez.  Al giorno d’oggi, forse la miglior posizione per un Forlan che conserva il suo peso gerarchico,  sarebbe quella di seconda punta. Alla fine, il biondo attaccante continiu ad essere decisivo nei calci piazzati e conserva il suo peso nello spogliatoio, anche se togliere uno tra Cavani e Suarez non è propio facilissimo. Forse è proprio questo il problema principale che Tabarez è chiamato a risolvere.

L’altro dubbio riguarda se prendersi il rischio di giocare con un centrocampista più offensivo: in questo caso salirebbero le quotazioni dell’ex Bologna Gaston Ramirez o di Lodeiro. Senza dimenticarci della promessa del Peñarol, Sebastian Cristoforo, che ha tutte le carte in regola per diventare una stella vera.

Quindi è questa la Nazionale Uruguayana al giorno d’oggi, con un brillante passato recenté e con tante speranze per il futuro. Vedremo il prossimo anno nel Mondiale se continueranno con questa dinamica